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Articolo di Alessia Lai

Vietato manifestare. Vietato tifare.

In Italia, ormai, gli spazi residuali di libertà vengono erosi quotidianamente. La “tessera del tifoso”, contro cui gli ultras di tutta Italia hanno condotto una battaglia, anche legale, durissima è solo uno degli ultimi tentativi di annichilire il movimento ultras. Una palestra di repressione, le curve, nella quale testare reparti mobili e leggi speciali da estendere poi al resto della società civile. Non è un  caso che quasi due anni fa, l’allora ministro dell’Interno Maroni accennò alla possibilità di estendere il d.a.spo., meglio conosciuto come “diffida”, alle manifestazioni politiche dopo gli incidenti verificatisi a Roma il 14 dicembre, in occasione del rinnovo della fiducia al governo Berlusconi. Le curve si sono prestate alla “sperimentazione” della repressione perché erano rimaste probabilmente l’unico luogo, libero da condizionamenti partitici, nel quale era possibile un’unione di intenti al di là e oltre le differenze politiche. Troppo pericoloso.
Ogni tentativo di essere liberi in questo Paese viene annichilito, e nemmeno piccoli spiragli devono alimentare questo anelito. Domenica scorsa, a Milano ne è stata data l’ennesima prova, e lo stadio, ancora una volta, e stato il campo di prova. Venti tifosi della Fiorentina, arrivati a Milano per vedere giocare la loro squadra contro l’Inter, sono entrati a San Siro tutti muniti di regolare biglietto, acquistato presso una banca. Non avendo accettato di fare la “tessera del tifoso” non potevano accedere al settore ospiti, ma nessun provvedimento aveva vietato l’acquisto di biglietti in altri settori. Posizionatisi nel secondo anello, hanno cominciato a tifare, senza causare alcun problema con i vicini tifosi interisti. Ma dopo 40 minuti la Polizia è intervenuta e li ha accompagnati fuori dal settore. Dopo averli tenuti sotto controllo per tutta la durata dell’incontro, al momento di lasciarli andare perché facessero ritorno i 20 tifosi si sono visti notificare l’avviso di garanzia per il procedimento amministrativo finalizzato all’emissione del d.a.spo..
Come specificato dall’avvocato Lorenzo Contucci al sito fiorentina.it, “Il d.a.spo. deve essere emesso quando una persona è pericolosa per l’ordine pubblico, non per altre ragioni, visto che è una misura di prevenzione”.

Visto nell’ottica di questo e dei precedenti governi italiani, si tratta probabilmente di vera prevenzione: la libertà è diventata un reato.

Venerdi 5 Ottobre 2012

Sezione: Dal mondo Ultras

Fonte: [www.rinascita.eu]

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