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PostHeaderIcon CASO CUCCHI, CARABINIERE INCHIODATO DALLA MOGLIE: TU HAI RACCONTATO CHE HAI PICCHIATO QUEL DROGATO

Caso Cucchi, carabiniere inchiodato dalla moglie: tu hai raccontatoche avevate picchiato quel drogato – Corriere.it

La lite tra ex coniugi sui soldi da versare per il mantenimento dei figli, registrata dalle microspie della polizia, è divenuta una delle principali prove a carico nella nuova indagine sulla morte di Stefano Cucchi. Raffaele D’Alessandro, uno dei carabinieri indagati per il «violentissimo pestaggio» a cui secondo la Procura di Roma fu sottoposto il trentunenne romano arrestato il 15 ottobre 2009 e morto dopo una settimana di detenzione, il 26 settembre scorso parla al telefono con la ex moglie Anna Carino.

La lite familiare e l’accusa

Nei giorni precedenti fra i due (entrambi di origine campana) c’era stato uno scambio di sms in cui la donna aveva scritto a D’Alessandro, sempre a proposito dei figli: «Prima o poi dovrai cacciare la tua parte…cosa che fino ad adesso sta a provvede qualcun’altro! Poi ti lamenti che non li vedi x via della partita la domenica e il catechismo!!ma sii contento che fanno ste cose e so felici.. preoccupati di piu se nn li vedi se t’arrestano!!». Un riferimento, quello alla possibilità di finire in carcere, che l’ex marito mostra di non gradire quando parla con la Carino. La quale ribatte che era stato lui stesso a raccontare, a lei come ad altre persone, «di quanto vi eravate divertiti a picchiare quel drogato di merda», cioè Cucchi. Quando la donna dice questa frase D’Alessandro perde completamente le staffe, sospettando – a ragione, visto che l’indagine a suo carico era stata aperta da mesi e lui stesso era stato interrogato a luglio dal pubblico ministero di Roma Giovanni Musarò – di avere il telefono intercettato.

La rabbia del carabinieri

Di qui lo sfogo contro la ex moglie, le urla e gli improperi lanciati nel tentativo di farla passare per pazza. Dopo questa telefonata, come riferiscono gli investigatori della Squadra mobile nell’informativa finale sull’indagine-bis relativa alla morte di Stefano Cucchi, il carabiniere D’Alessandro chiamò altre persone per riferire quanto accaduto e spiegare – a loro ma anche a chi intercettava le conversazioni, sospettano gli investigatori – «che a suo parere la donna diceva alcune cose solo per istigarlo e per ottenere più soldi». Ma secondo i magistrati romani la realtà è un’altra. La ex moglie di D’Alessandro (interrogata come pure la madre e il nuovo convivente di lei, tutti al corrente di questa vicenda) ha confermato che l’ex marito le parlò ripetutamente dell’arresto di Cucchi e delle percosse subite dall’arrestato: «Mi disse che, la notte dell’arresto, Stefano Cucchi era stato pestato da lui e da altri colleghi della Stazione di Appia di cui non mi ha mai fatto il nome».

Le mosse della procura

Dall’indagine-bis è emerso che il nome di D’Alessandro, insieme a quello del collega ora coindagato Alessio Di Bernardo, non compare sul verbale d’arresto di Cucchi, nonostante i due avessero partecipato, in abiti borghesi, all’operazione. E la telefonata tra D’Alessandro e Anna Carino – insieme al racconto di un ex detenuto secondo il quale Cucchi, in carcere, gli rivelò di essere stato picchiato dai carabinieri in borghese – è uno degli elementi che la Procura ha portato a sostegno dell’accusa nei confronti degli appartenenti all’Arma. Gli inquirenti hanno chiesto al giudice dell’indagine preliminare di fissare un incidente probatorio per affidare a una nuova perizia medica l’eventuale connessione tra le percosse subite da Cucchi e le cause della sua morte. L’udienza per affidare l’incarico è stata fissata per il prossimo 29 gennaio, ma i familiari di Cucchi hanno già annunciato che – se non cambia qualcosa – non parteciperanno perché a loro giudizio uno dei medici individuati dal giudice non offre sufficienti garanzie di essere «al di sopra delle parti».

Giovedi 31 Dicembre 2015

Fonte:[http://roma.corriere.it]

Sezione: dal mondo Ultras

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